Grazie ad una coproduzione franco-belga, a Parigi la celebre operetta di Offenbach riacquista un atto accantonato da un secolo e mezzo. Ed è disponibile in streaming gratuito.
Sconsigliabile un viaggio a Parigi in questi frangenti, solo per vedere un'operetta. Ma per fortuna, c'è chi pensa di offrirla in streaming, come hanno la Fondazione PBZ ed il portale ARTE, ed eccoci qui, dopo essercela goduta, a commentarla per voi.
L'apice dell'operetta francese
Dopo il lungo tirocinio con i vaudevilles in un atto e due/tre interpreti messi in scena principalmente ai Bouffes Parisiens, Jacques Offenbach con Orphée aux Enfers, - siamo nel 1858 – inizia a presentare al suo pubblico anche lavori di ampie dimensioni, quali Le Pont de Soupirs, Geneviève de Brabant, Barbe-bleue, La belle Hélene.
Un crescendo di capolavori brillanti che culmina in una data memorabile per la storia dell'operetta, il 31 ottobre 1866. Serata di presentazione al Théâtre du Palais-Royal de La vie parisienne, un opéra-bouffe in cinque atti ennesimo frutto della fertile collaborazione tra l'abilissimo tandem librettistico Meilhac & Halévy ed il compositore franco-tedesco.
Con il pensiero rivolto ai visitatori internazionali della grande Exposition Universelle dell'anno a venire, vi troviamo portata in scena la società del tempo - senza travestirla in costume come in passato, e questa è una certa novità – restando in bilico tra schietto umorismo e satira di costume. A conti fatti, più benevola che graffiante: l'aria che tira, insomma, è già quella delle future pochades di Feydeau.
Replica dopo replica, un inesauribile successo
L'incontrastato successo subito raccolto da La vie parisienne è testimoniato dal traguardo di ben 323 repliche, in soli due anni; come pure dalle numerose riprese – sempre sotto la direzione dell'autore - al Théâtre des Variétés a partire dal settembre 1873, presentata stavolta in una nuova versione più breve in quattro atti. E non ci pare inadeguato affermare che essa rappresenti la vetta della carriera di Offenbach, e probabilmente l'apice dell'operetta francese tout-court.
Eseguita sempre nella seconda versione, per iniziativa della Fondazione Bru Zane e nell'ambito di una ampia coproduzione franco-belga, è finalmente stato ora ricollocato al suo posto l'originale atto quarto, quello un tempo sacrificato.
Ambientato come il precedente nel palazzo Quimper-Karadec, però al mattino dopo il movimentato party. Mezz'ora di spettacolo invero assai spassosa, oltre che determinante per proseguo e conclusione della trama. Riportata così alla veste originale del 1866 – d'ora in poi, la crediamo imprescindibile - e dopo aver toccato Rouen e Tours, La vie parisienne è approdata al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi a tra fine dicembre e i primi di gennaio, dove è stata registrata per un pubblico più vasto.
Quattro punti di forza
I punti di forza di questo splendido spettacolo sono essenzialmente quattro. In primis l'impeccabile, luminosa e leggerissima direzione musicale di Romain Dumas, francese d'oltremare essendo nato in Nuova Caledonia 36 anni fa.
Lo vediamo a capo dell'eccezionale Orchestre des Musiciens du Louvre, una trentina abbondante di strumenti d'epoca. Secondo, la travolgente mise en scène affidata al celebre stilista Christian Lacroix, che ha disegnato gli incantevoli décors ed ovviamente i costumi: un '800 sui generis, un po' stralunato e straccione, rivisitato con humour ed un pizzico di pazzia.
Lacroix si è poi rivelato regista dal sicuro senso teatrale, molto abile nel dar vita - con la collaborazione di Laurent Delverte Romain Gilbert - ad una rappresentazione spedita e seducente, con figure caricaturali ben delineate, dettagli spiritosi e trovate di irresistibile comicità.
Terzo punto, la danza: e cioè l'indispensabile condimento d'una operetta, grazie alle vivaci coreografie ideate da Glyslein Lefever, un po' moderne un po' d'antan, consegnate ad un ensamble di scattanti ed espressivi mimi e danseurs.
E per finire, un cast entusiasmante
Quarto punto di forza, il più decisivo, è trovare un cast efficientissimo, che oltre a comprendere un gruppetto di brillanti attori, vede in prima linea una selezione di ottimi cantanti, tutti versati al genere comico e di ammirevole disinvoltura scenica.
Sono Rodolphe Briand e Marc Mauillon (Gardefeu e Bobinet, i due squilibrati viveurs al centro del gioco), Franck Leguérinel e Sandrine Buendia (Le Baron e la Baronne de Gondremarck), Aude Extrémo (l'inebriante Métella), Jodie Devos (la fatua Gabrielle), Éric Huchet (il ricco Brésilien, e poi Gontran e Frick), Laurent Kubla (Urbain/Alfred), Carl Ghazarossian (Joseph/Alphonse/Prosper), Ingrid Perruche (Madame de Quimper-Karadec), Caroline Meng (Madame de Folle-Verdure), Elena Galitskaya (Pauline), Louise Pingeot (Clara), Marie Kalinine (Bertha). Seguite il nostro consiglio, non perdetevi questo spettacolo.
La vie parisienne
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